Dalle origini ai romani
Quella di Belluno é una storia antica di insediamenti umani,
nonostante la zona dove sorge la città sia contraddistinta da
una evidente inaccessibilità geografica.
Tale zona é stata da sempre una via di transito, attraverso la
valle del fiume Piave, per le popolazioni che dalla pianura risalivano
le valli alpine alla ricerca di filoni metalliferi o di passaggi al
di là delle Alpi.
Inizialmente provvisori, gli insediamenti divennero ad un certo punto
stabili, per la facile difendibilità dell'area.
Esistono reperti archeologici che attestano la presenza dell'uomo
in questi luoghi già nell'età della pietra; reperti
più significativi riguardano gli insediamenti dei paleoveneti
(popolazioni indoeuropee venute dall'Asia Minore) nella pianura veneta
e lungo il corso del Piave. Si va dalla necropoli di Mel, attraverso i ritrovamenti
di Cavarzano e Fisterre fino alla importante stazione archeologica
di Lagole (Calalzo). Quest'ultima venne alla luce nel
1881 con il ritrovamento di ben ottanta tombe, i cui corredi di
bronzo andarono completamente distrutti durante la Prima Guerra
mondiale.
La cultura paleoveneta, fiorente nel V secolo a.C.
nel bellunese, presenta una sua peculiarità anche sul piano
linguistico (G.B.Pellegrini), che la distingue da quella della
pianura.
Vari reperti attestano un'area culturale collegabile ad un influsso
celtico e aperta verso la valle dell'Isonzo.
Per quanto riguarda il collegamento col mondo celtico a nord
delle Alpi, i ritrovamenti consistono in elementi di armatura trovati
in Cadore (spade ed elmi), mentre le relazioni con i celti orientali
(Friuli) sono attestate dal ritrovamento di "torques"
(collana rigida) a globetti dell'Alpago e della fibula con
sfinge di Cavarzano (resti che non hanno riscontro con quelli
della pianura).
Molti sono i reperti della cultura paleoveneta presenti nel Museo Civico
di Belluno ed in altri musei della provincia.
Nei secoli seguenti, l'influenza celtica divenne ancora più marcata
poiché le popolazioni celtiche si spinsero più a sud,
fino a Belluno ed oltre.
Erano con ogni probabilità celtiche le genti "ferae" che
i Romani ricacciarono a Nord, iniziando la loro penetrazione nel mondo
alpino.
La conquista romana, partita da Aquileia nel 181 a.C., fu graduale e
pacifica. La mancanza di ostilità con le popolazioni dell'area
bellunese si spiega alla luce della natura anti-celtica dell'avanzata
romana e con il fatto che la cultura ivi presente era prevalentemente
venetica.
I primi contatti furono prettamente commerciali: i Romani avevano bisogno
del ferro e del rame bellunese. Al tempo di Augusto, Belluno divenne
"municipium", dopo Feltre e forse anche dopo il Cadore, e
fece parte della 'X Regio Venetia et Histria'. Al decadere del
municipio, venne assoggettata alla centralizzata autorità imperiale.
Disponiamo oggi di abbondanti resti romani: cippi funerari (il più
famoso è quello di Flavio Ostilio, ora conservato in Crepadona);
gli acquedotti (si veda quello di Fisterre); le monete e le
iscrizioni monumentali (documentazione epigrafica ascrivibile per lo
più ai secoli II e III d.C.).
Come sembrano testimoniare le iscrizioni che ci rimangono, Belluno deve aver
goduto di una certa autonomia durante il periodo della sudditanza a
Roma.
La città era retta dai "quattuorviri jure dicendo"
(supremi magistrati), dai "quattuorviri aedilicia potestate"
e dal Consiglio degli anziani; era anche presente un "sindacato"
dei dendrofori (dal greco "trasportatori di alberi"), sopravvissuto
fino ad oggi come associazione degli zattieri.
In età romana, le zattere di abete, caricate con il prezioso larice
e con minerali e pietre da costruzione, dai fiumi alpini scendevano
fino al Po e al porto di Ravenna. Questa attività legata al legno
nelle nostre zone dovette svilupparsi fino dalla prima età
imperiale, come testimoniano le iscrizioni rinvenute a Feltre e
a Belluno. Con la romanizzazione il paesaggio si trasformò radicalmente.
Attraverso la centuriazione (suddivisione agraria del territorio in varie
parcelle quadrangolari), vennero messe a cultura nuove terre, vengono
realizzati bonifiche, canalizzazioni, disboscamenti e create strade
di accesso ai fondi. Ogni centuria veniva data ai Romani o agli indigeni,
che ne diventavano i proprietari.
I primi assegnatari spesso legarono il proprio nome al fondo: ad esempio,
il nome Cavarzano deriva da Capertianum (fondo della famiglia Capertia),ed
il nome Vezzano deriva da Vettianum.
Il castro romano corrisponde alla parte più antica della città, situata su
un terrazzo fluviale digradante verso sud, tra l'alveo dell'Ardo
e quello del Piave, col foro in Piazza delle Erbe; nei dintorni,
gli insediamenti importanti erano quelli di Cavarzano e Fisterre. La
coincidenza della città romana con quella attuale non permette
la conoscenza della primitiva struttura urbana; sappiamo tuttavia
che la struttura del castrum rimase intatta fin alla fine del X secolo.
Belluno seguì le sorti dell'impero romano, fino al crollo ed
alle invasioni barbariche.
Valle del Piave
Coltello e fodero - Fisterre
Bellunum sorta sul promontorio sporgente tra Ardo e Piave
Sarcofago
di Gaio Flavio Ostilio
Via e piazzetta S. Lucano - Pavimento a mosaico policromo in un disegno
di Osvaldo Monti del 1888. Databile sec. III e IV d.C.
Molti reperti archeologici del periodo romano si trovano presso il Museo
Civico di Belluno |