Dominio Veneto
L'unione con Venezia venne stipulata nel 1420 e da
quell'anno le sorti di Belluno seguirono quelle di Venezia fino alla
sua definitiva caduta: nel 1797, col trattato di Campoformio,
il Veneto venne ceduto all'Austria.
Questo lungo periodo di benefica pace fu interrotto dalla guerra
della Lega di Cambrais 1508-1512 (lotta tra Venezia e Massimiliano
I° D'Asburgo). La nostra città subì, più
di ogni altra città veneta, le calamità della guerra:
l'intera provincia fu ridotta ad un riarso campo di battaglia.
L'annessione spontanea a Venezia comportò un accordo
di rispetto per le consuetudini cittadine: Venezia accettò
le strutture politiche già esistenti, che vedevano primeggiare il
Consiglio dei Nobili, ma col tempo privò le istituzioni
locali di potere politico e gradualmente si sostituì ad esse.
Il governo veneziano fu quindi pragmatico e conservatore.
"L'autonomia politica servì come scusa per non attuare
alcuna politica di sviluppo nel Bellunese, che ebbe da Venezia soltanto
attenzioni per l'invidiabile posizione difensiva (dava il risultato
di proteggere da nord tutta la pianura veneta).
La seconda attenzione venne rivolta ai beni originari del Bellunese:
legnami e minerali che garantirono a Venezia l'attività navale
a poco prezzo e garantirono prodotti manifatturieri, sia in legno che
ferro battuto, di poco costo. Venezia quindi ebbe per il Bellunese un
atteggiamento di sfruttamento più che di potenziamento.
Questo va detto a scanso di equivoci, essendo tra l'altro, la logica
conseguenza del governo conservatore.
Ne ottenne in cambio fedeltà assoluta, proprio dal ceto contadino
e popolare che, pur non ottenendo quasi nulla, guardava a Venezia come
all'intermediario, capace di tutelarlo, garante dei suoi diritti.
La Dominante di fatto garantì solo la pace e la difesa."
(Gigetto De Bortoli, in Belluno: storia architettura arte, Istituto
Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali Serie "Varie" -
N.9, Belluno 1984 ) In questo periodo, il tessuto urbano si rinnovò
e si costruirono case e palazzi per i nobili e per la nascente borghesia,
in un clima nuovo favorito dagli intensi rapporti con Venezia, alla
quale si fornivano legname e spade. La città si espanse a nord,
oltre le mura, e si collegò ai borghi situati lungo i due corsi
d'acqua a sud e a est (Piave e Ardo), dove sorsero fucine, concerie,
segherie e mulini.
Il palazzo dei Nobili (abbattuto nell'Ottocento) e il palazzo dei Rettori,
oggi Prefettura (fine sec. XV), conferiscono alla piazza del Duomo una
precisa impronta di architettura veneziana.
Dal '500 in poi, il costante rapporto con la Serenissima si nota
anche nelle opere degli artisti bellunesi che frequentavano le botteghe
veneziane e introducevano le influenze culturali della pianura.
Di questo periodo, che va dal Cinquecento al dominio asburgico, si
possono ricordare letterati, artisti, poeti, scienziati che "onorarono
la patria bellunese". Per citarne alcuni:
Pierio Valeriano (1447), precettore e scrittore (ha
illustrato dalle sorgenti alla foce il corso della Piave - al femminile,
come lo stesso Valeriano sottolineava, Plavis o Plabea);
Francesco Frigimelica il Vecchio, attivo tra la fine
del 1500 ed ill 1646, che seppe rielaborare un suo personale e pregevole
linguaggio pittorico che lo innalzò nettamente al di sopra di
tutti gli altri pittori dell'epoca;
Tito Livio Burattini (Agordo 1617 - Cracovia 1681),
matematico, fisico, architetto;
Andrea Brustolon (1622 - 1732), il più illustre
scultore in legno del Settecento Veneto;
Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734), uno
dei massimi pittori europei; di notevole levatura artistica anche il
nipote Marco (1676 - 1730) illustratore della pittura di paesaggio;
Gaspare Diziani (Belluno 1689 - Venezia 1767), i cui
affreschi si possono ammirare nel Duomo;
Gerolamo Segato
(Vedana 1792 - Firenze 1836), noto per il procedimento, da lui messo
a punto e ancor oggi avvolto nel mistero, della pietrificazione di tessuti
umani e animali, ma conosciuto anche per le sue ricerche archeologiche
in Egitto.
Il Piave è stato in questi secoli l'importantissima
via di navigazione, in particolare per le zattere ed il loro prezioso
legname che, scendendo dai boschi del Cadore fino al mare, rifornivano
la Serenissima e alimentavano l'attività economica di artigiani,
segherie (poste lungo il corso del fiume o alimentate da rogge ricavate
dal Piave) e porti.
Anonimo "Piazza Campedel" 1710 - Museo Civico di Belluno
Porta Dojona, ricostruita nel 1553 in forme rinascimentali, incisione
di F. Monaco"
La Caminada 1492, edificio demolito nel 1835 per costruire il Palazzo di Giustizia
G.MOECH, Veduta di Borgo Piave: qui, particolare con zattera carica di mole da mulino
Il "Palazzo del Podestà"; (Rettori), 1491 - 1536.
Si nota il torion delle hore. Particolare di un incisione di F.Monaco.
(in: a cura di G.Secco, "La Piave", Ed.Belumat, Belluno 1992).
A. Saffer (Belluno 1831-1905), Una zattera sul Piave (particolare)
F. Guardi, Laguna di Venezia (si noti la zattera con due figure)