Sulla sinistra la Stazione ferroviaria (1886) e sulle destra i mulini lungo il torrente Ardo. I mulini raffigurati in questa cartolina del 1912, sono una testimonianza dell'economia del tempo.
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Pagine di storia locale[Dalle origini ai Romani] [Il medioevo] [Il dominio veneto] [Governo austriaco] [Il governo italiano]Governo italianoNel 1866 Belluno - con il Veneto - entrò a far parte del Regno d'Italia e si diffuse il sistema amministrativo centralizzato dei piemontesi che sostituiva quello austriaco (più efficiente). La borghesia cittadina entusiasta dell'annessione era politicamente sprovveduta, dopo anni di asservimento veneziano e austriaco. Non si seppe portare avanti una chiara linea nella conduzione agraria e le condizioni dei contadini rimasero miserevoli, così come non ci fu un aumento produttivo. La provincia cominciò un lento degrado economico-sociale e diventò sempre più isolata rispetto al resto della regione. Poiché l'economia non ricevette nuovi investimenti, si ebbe una spinta sempre più forte all'emigrazione che verso la fine del secolo raggiunse proporzioni notevoli.
Ricordiamo qualche illustre personaggio di questo secolo: Esposizione del tricolore a Belluno nel 1866" Alessandro Seffer (1831/ 1905). Piazza Duomo con l'ex-Tribunale, il Municipio e il Palazzo dei Rettori (Prefettura).
Sulla sinistra la Stazione ferroviaria (1886) e sulle destra i mulini lungo il torrente Ardo. I mulini raffigurati in questa cartolina del 1912, sono una testimonianza dell'economia del tempo. Fatti positivi dell'unificazione italiana furono per Belluno la diffusione dell'istruzione elementare, il ponte sul Piave (1884), la Ferrovia (1886), il distretto militare (1909), ma in generale i bellunesi dovettero trovare localmente forme di collaborazione e di associazionismo per far fronte ai disagi. L'"Asilo Cairoli" accoglieva soprattutto figli di operai. Don Antonio Sperti si prendeva cura degli orfani avviandoli allo studio e al lavoro nella sua officina avviata con i contributi del Comune e i proventi della beneficenza. La guerra del 1915-18 vide Belluno in prima linea, dal momento che molti comuni della provincia erano zone di operazioni belliche e la città era zona di immediata retrovia. Dopo la disfatta di Caporetto, essa subì una durissima invasione, carenza di cibo e vittima della diffusione di malattie quali la tubercolosi e la pellagra che decimarono in particolare la popolazione giovane. Il dopoguerra
fu caratterizzato ancora dal fenomeno emigratorio fino all'avvento del
fascismo, che col passare degli anni lo limitò,
non tanto per la diffusione di un certo benessere in loco, quanto per
motivi politici. A Belluno la piazza assunse un rilievo politico marcato e fu il luogo dove meglio si celebrò il regime fascista. "Il Teatro era un punto d'incontro frequente, oltre che il luogo
dove meglio era visualizzato lo status sociale. Vi si allestirono stagioni
liriche (...). Non si trascurarono neppure le rappresentazioni
teatrali...Si organizzarono poi proiezioni cinematografiche destinate
al pubblico studentesco, con film definiti "istruttivi" (…)."
(F. Vendramini, Da una guerra mondiale all'altra, in Piazza
dei Martiri - Campedel, I.S.B.R.E.C. , Belluno 1993)
Belluno invasa, ponte austriaco
Ponte 'Della Vittoria'inaugurato nel 1926 Sfilata fascista. Agosto 1935. Starace a Belluno |
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