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approfondimento:

Domenica 29 novembre 2009 • ore 20.00
Girolamo Segato
e il segreto della pietrificazione

A cura di IVANO POCCHIESA

"BERIMBAU" Ristorante Churrascaria
Loc. ROSOLIN, 252/a - Belluno

Gerolamo Segato spirito eclettico, figlio del Settecento.

Girolamo Segato

Alla Facolta' di Medicina in Esposizione Il 'Segreto' di Segato.
Inaugurata venedì 20 gennaio 2006 la mostraIl segreto dei corpi: i reperti di Girolamo Segato (1792-1836) conservati nel dipartimento di Anatomia, Istologia e Medicina Legale dell’Università di Firenze” dedicata all’opera del celebre scienziato.

"Cartografo, naturalista, viaggiatore: Girolamo Segato fu veramente spirito eclettico, figlio del Settecento classificatore e razionalista, curioso e dissacratore. Studioso di chimica e di mineralogia, tornò dai suoi viaggi in Egitto con la passione per la mummificazione e con l’ambizione di sfidare il tempo, elaborando una tecnica che consentisse la conservazione dei corpi, dopo la morte.

Questo procedimento di apparente “pietrificazione” è ancora avvolto nel mistero, in quanto egli non volle rivelarne il segreto, nonostante le critiche dei suoi contemporanei ed i numerosi tentativi di imitazione.
Testa pietrificataLe sue realizzazioni sono oggi raccolte in gran parte nel Museo del Dipartimento di Anatomia, Istologia e Medicina Legale dell’Università degli Studi di Firenze, a cui il Museo di Storia della Scienza di Firenze e il Museo Civico di Belluno hanno affidato la conservazione dei loro reperti."

Tratto dal sito dell'università di Firenze:
www.unifi.it/unifi/anatistol/anatomia/segato/, dove potete trovare molte foto delle sue pietrificazioni.

" Una brezza antica profumata di conoscenza ha ripreso a soffiare sul Belpaese e a bisbigliare i suoi segreti a Firenze.
(...)
L’espressione di questa rinnovata primavera di sensibilità artistica si è concretizzata il 20 gennaio 2006 nell’incontro preludio dell’inaugurazione della mostra sui reperti di Girolamo Segato, esposti nell’atrio dell’aula Magna di Medicina e Chirurgia.
Nel 1792 Vedana dà i natali a questo personaggio così particolare, (...)
Ma ritornando a noi caro lettore, e soprattutto al nostro Segato, non credere di aver speso male il tuo tempo nel soffermarti in quest’angolo di spazio e tempo, che è presente passato e futuro insieme … sappi che folti gruppi di Giapponesi dipartono dalla loro terra natia giungendo fin qui nel museo anatomico della nostra Università di Firenze per rendere omaggio a questo personaggio così speciale.
Fra questi anche una pop star dalla cresta rossa insieme ad un fortunato manipolo di fans ha compiuto questo viaggio e, data l’occasione, non ha esitato ad improvvisarsi dottore per (si presuppone dato che parlava nel suo idioma asiatico) magnificare il grande Segato! "
Potete leggere l'intero articolo: “Grande miracolo, nuovo Segato sangue di poveri pietrificato” dal sito dell'università di Firenze:
www.med.unifi.it/segreteria/notiziario/anno3n10/manif_scient1.html



"...si cimentò nell'arte di pietrificare i tessuti umani. Una specie di imbalsamazione super, la cui idea gli balenò probabilmente durante un suo viaggio in Egitto fra sfingi, piramidi e faraoni mummificati. Glielo faccio vedere io ai faraoni, avrà detto. E una volta tornato a casa si mise ad armeggiare con filtri ed alambicchi per realizzare il suo sogno. E ci riuscì egregiamente.
Dopo aver esercitato la sua arte su insetti e piccoli animali, Segato si interessò anche dei tessuti umani e come riusciva a ottenere dagli studenti dell'ospedale di Santa Maria Novella qualche "pezzo" di corpo umano, lui lo trasformava in pietra come fosse stato Medusa in persona.

... Tutti i suoi lavori trovarono degna sistemazione nel Museo delle scienze di Firenze, dove gli fu eretta anche una statua. Ma il destino sembrò accanirsi ancora una volta su di lui perché la sua collezione fu spazzata via dalla disastrosa alluvione di Firenze del 1966.
Sic transit gloria mundi. A questo personaggio il Belli dedicò il sonetto 1713 dal titolo "La pietra de carne". In questo dialogo tra coniugi, il marito informa la moglie Vincenza che c’è un tale di nome "Girolimo Segato" che "ha ppijjato/tanti pezzi de carne de perzone,/e ccià ffatto a Bbelluno un tavolone/tutto quanto de màrmoro allustrato". Moglie, continua il marito, perché non ce ne andiamo zitti zitti a Belluno per vedere se questo signore è capace di compiere il miracolo "d’impietritte la lingua uguale ar core?".
"
Franco Gàbici

Per continuare la lettura -----> La rubrica Bollicine di Franco Gàbici

l Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri".


Riportiamo ora la storia del famoso bellunese tratta dal libro:
Paolo Conte e Marco Perale, 90 profili di personaggi poco noti di una provincia da scoprire, Editrice L'amico del Popolo srl, Belluno 1999

Girolamo Segato, nel primo '800

da Vedana ai segreti dell'Egitto

Scienziato ed esploratore instancabile, dopo una breve esistenza, mori a Firenze. Sepolto nel chiostro di Santa Croce, portò con sé il segreto della "pietrificazione".

A Belluno gli è stata intitolata una strada, una scuola elementare e l'Istituto Tecnico Industriale.
Sue opere, reperti, lettere ed altri materiali si trovano presso gli eredi, la Biblioteca Civica e la sezione scientifica del Museo del capoluogo, nonché presso la Biblioteca di Sospirolo. Un busto in marmo lo ricorda nel Municipio di Belluno, mentre un'epigrafe nella Certosa di Vedana ne sottolinea le doti e la sfortuna. Ci riferiamo a Girolamo Segato, scienziato dall'ingegno multiforme che vide la luce proprio dentro la nota Certosa il 13 giugno 1792, terzo dei tredici figli di Benedetto e Giustina Lante. Il padre era amministratore degli Erizzo divenuti proprietari del convento e dei relativi beni quando la Repubblica Veneta li mise all'asta dopo la soppressione del 1768.
Attorno ai dieci anni, Girolamo aveva il fisico poco sviluppato e l'intelligenza non molto viva. Preferiva vagare solitario tra i chiostri della Certosa, nel greto del Cordevole o nei boschi vicini. Si interessava dei fenomeni naturali, della vita degli animali e si cimentava nei primi esperimenti scientifici. Da quell'età però, e fino a sedici anni, studiò guidato dal parroco di Sospirolo don Antonio Bagini mutando perfino carattere: infatti divenne estroverso e spensierato. Spronato dalla voglia di sapere, si dedicò alla meccanica, all'idraulica, all'imbalsamazione, allo studio dei minerali, delle erbe e degli insetti. Nel 1809, col permesso del padre, andò a servizio presso un negoziante di Treviso. Poco soddisfatto della sistemazione, l'anno successivo tornò in famiglia per stabilirsi poi da una zia a Belluno dove dal 1813 frequentò saltuariamente i corsi di alcuni insegnanti del neonato Liceo. Tra di essi, Tomaso Catullo gli diede lezioni di chimica e scienze naturali. Chiuso il Liceo nel '15, il Segato si trasferì a Venezia per procurarsi una sistemazione e riprendere a studiare. Da qui nel '16 arrivò a Rovigo per affiancarsi nell'impiego al fratello Vincenzo. Arricchitosi di nuove conoscenze riguardanti l'idraulica, lasciò questa città nella primavera del 1818 per spostarsi nuovamente a Venezia. In cerca di un lavoro stabile, ebbe la fortuna di conoscere il console di Russia e, suo tramite, il triestino Annibale De Rossetti, fratello di Carlo che in Egitto aveva vasti interessi commerciali oltre ad essere al Cairo console di Austria e Russia. Assicurandogli una occupazione se avesse raggiunto il congiunto, Annibale lo invitò ad andare ad Alessandria. Il Segato salpò i12 settembre di quell'anno e approdò nel porto della città egiziana i114 ottobre. Da lì, risalendo il Nilo, pervenne al Cairo dove Annibale De Rossetti gli fece gli onori di casa e, in un secondo tempo, gli presentò personaggi importanti tra i quali l'archeologo Giovan Battista Belzoni e il naturalista Ermenegildo Frediani. Poco, incline a fare l'impiegato, Girolamo fremeva per conoscere la terra dei faraoni e così in dicembre partì per il suo primo viaggio durante il quale vide le rovine dell'obelisco di Eliopoli e disegnò con grande abilità numerosi luoghi e reperti. Un secondo, importante viaggio lo fece a partire dal maggio del '20 aggregandosi ad una spedizione militare diretta nel Sudan Orientale: con l'occasione rimase ad Assuan per un mese.
Abbandonata la spedizione, si inoltrò verso la Nubia, il deserto degli Abadi per poi arrivare a Wadi Halfa e quindi a File e a Elefantina per far ritorno al Cairo portando con sé una preziosa documentazione dispersa nel 1917. In casa De Rossetti, il materiale interessò il viaggiatore e archeologo barone Enrico Minutoli che nel '24, in una sua opera uscita a Berlino, di Girolamo pubblicherà alcune tavole e un elenco di parole "nella lingua Dongola". Sempre il Minutoli, 1119 dicembre 1820 lo convinse a partire per Saqqara con meta la piramide di Abu-Sir. Il Segato si fermò e iniziò gli scavi e le rilevazioni, mentre il Minutoli si diresse verso il Nilo. Il lavoro procedette in condizioni difficilissime tanto che il nostro uscì fisicamente stremato da questa straordinaria esperienza scientifica e fu costretto a rincasare al Cairo. Lo stato della sua salute avrebbe consigliato il rientro in Italia ma ormai preso dal "mal d'Egitto", il Segato nell'aprile del '21 preferì affiancarsi ancora al Minutoli, e al diplomatico e archeologo Bernardino Drovetti, in una nuova spedizione in Siria interrotta per la guerra. Ritornato al Cairo, su incarico del Minutoli mise in 90 casse numerosi reperti archeologici e le inviò a Berlino dove ne arrivarono solo 20 essendo le altre andate perdute in un naufragio; queste però bastarono per fondare il museo egizio della città tedesca. Come abbiamo evidenziato, nei primi anni della permanenza in Egitto Girolamo Segato si dedicò soprattutto all'archeologia e all'approfondimento della civiltà egiziana, oltre a preparare mappe, disegni e opere cartografiche. Nel periodo successivo invece, pur attento agli scavi (ad esempio, riprodusse e descrisse esattamente il cubito, l'antica e sconosciuta misura egizia), si dedicò a studi diversi utilizzando il laboratorio farmaceutico dei De Rossetti. Tra l'altro, esaminò l'antico modo di fare i papiri, la composizione chimica dei colori dei dipinti murali del passato, studiò la pietrificazione dei corpi umani e animali. Data la salute sempre precaria, nell'aprile del '23 tornò in Italia stabilendosi a Livorno. Deciso a ripartire presto per l'Egitto, in agosto fu fermato dalla notizia che la notevole documentazione che aveva lasciato nel laboratorio cairota era andata quasi tutta in fumo durante un incendio. Amareggiato, nel giugno del 1824 decise di passare a Firenze dove era noto per le esplorazioni e le altre attività scientifiche. Presto si mise a scrivere sull'Egitto sperando nel sostegno economico del Granduca di Toscana. Così non fu, anzi, dopo il primo fascicoletto del '27 il suo socio fuggì con i disegni originali e i soldi anticipati per l'edizione del secondo. Aiutato dal padre a pagare i debiti, Girolamo si rimise al lavoro. Nel 1830 stampò una carta dell'Africa Settentrionale e iniziò una carta della Toscana terminata due anni dopo. Nel frattempo non tralasciò di interessarsi dell'Egitto ed infatti nel '33, con la collaborazione di Domenico Valeriani, diede il via a una nuova opera in più volumi pubblicata postuma nel 1836-37 da Paolo Fumagalli col titolo Atlante monumentale dell'Alto e Basso Egitto. Intanto si occupava della solidificazione dei corpi tra consensi e sospetti della comunità scientifica fiorentina. In questo campo, arrivarono i primi riconoscimenti nel 1835 quando l'Accademia della Valle Tiberina Toscana lo nominò socio corrispondente, l'anno dopo che alla Società Medico-chirurgica di Bologna erano stati presentati i risultati dei suoi studi per la prosecuzione dei quali aveva richiesto l'autorizzazione anche al pontefice Gregorio XVI che gliela accorderà poco prima della morte. Ormai provato dalle avversità e dalla salute malferma, bastò il freddo dell'ultima notte di gennaio del 1836 ad affrettarne la fine: andando dal Fumagalli per parlargli del lavoro sull'Egitto, contrasse la polmonite che ne causò la morte il 3 febbraio a soli 44 anni: nella tomba portò il segreto del metodo con il quale conservava i corpi. La folla che partecipò ai funerali e alla sepoltura nel chiostro di Santa Croce fu il giusto riconoscimento del suo valore.
A 200 anni dalla nascita il comune di Sospirolo gli dedicò un apprezzato convegno dal quale emerse soprattutto il grande contributo che il geniale Girolamo Segato ha dato all'inizio della egittologia moderna.

Per saperne di più:
G. PIERI, Girolamo Segato (1792-1836), Belluno 1936; O. MILLO, Ricordo di Girolamo Segato, "Dolomiti", IV, 4 (1981), pp. 39-47; B. ZANENGA, Quattro inediti di Girolamo Segato nel bicentenario della nascita, "Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore", LXIII, 280 (1992), pp. 153-164.; IVANO POCCHIESA E MARIO FORNARO, Girolamo Segato esploratore dell'ignoto, scienziato viaggiatore cartografo. Inventò un metodo di pietrificazione dei cadaveri e portò il suo segreto nella tomba (1792-1836), Belluno 1992 Media Diffusion Editrice

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